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Il cloud, e in particolare l’hybrid cloud, è uno dei principali abilitatori della trasformazione digitale. Nel 2024, la stragrande maggioranza delle organizzazioni integra, in qualche forma, il cloud nelle proprie strategie tecnologiche e operative, con una chiara predilezione per il modello ibrido.


Hybrid Cloud, il modello preferito dalle imprese
 

Secondo le rilevazioni più recenti dell’Osservatorio Cloud Transformation (2023), non solo il mercato italiano del cloud continua a crescere con un interessante +19%, ma la componente public & hybrid cloud evidenzia la crescita più significativa: +24% rispetto all’anno precedente 

I motivi per cui le aziende prediligono il cloud ibrido rispetto a quello pubblico sono diversi. Per prima cosa, l’esigenza di proteggere gli investimenti già fatti in infrastrutture on-premise, ma anche – e, in molti casi, soprattutto – quella di avere il pieno ed esclusivo controllo sul dato, soprattutto per quanto concerne contenuti e processi mission-critical in settori fortemente regolati come il finance, l’alimentare o il farmaceutico.  

Il modello ibrido rappresenta ancora oggi il meglio dei due mondi: il controllo sul dato dell’infrastruttura privata (che può essere un cloud privato), la scalabilità pressoché illimitata e il modello di costo per-use tipicamente adottato dai grandi hyperscaler del cloud pubblico, come Amazon AWS. Tutto ciò confluisce in un modello unico e integrato, con governance centralizzata e capacità di distribuire dati, applicativi e workload sulle due componenti (pubblico/privato) in funzione di valutazioni di compliance, di performance e di costo. La variante multi-cloud aggiunge un ulteriore livello di flessibilità e di prevenzione del lock-in per via dell’utilizzo di infrastrutture e servizi di diversi provider pubblici.


I benefici economici dell’hybrid cloud
 

Da quanto affermato finora, non sembrerebbe che l’adozione di hybrid cloud sia in qualche modo causata dall’esigenza di ridurre la spesa dell’IT, e in effetti tra i driver principali figurano soprattutto la flessibilità, la scalabilità, la conformità e la sicurezza. La razionalizzazione – e contestuale riduzione – dei costi, rispetto all’on-premise da un lato e al public cloud dall’altro, è in realtà una piacevole conseguenza di una gestione puntuale e accorta del modello ibrido 

Rispetto all’approccio on-premise, il beneficio di hybrid cloud è semplice da comprendere. Il modello ibrido permette alle aziende di ridurre significativamente (se non di eliminare) le spese in conto capitale (CapEx) associate all’acquisto, alla gestione e alla manutenzione dell’infrastruttura IT in-house. Nonostante faccia parte dell’approccio ibrido l’impiego di una componente privata, anch’essa può essere fornita/erogata da partner specializzati attraverso i propri asset infrastrutturali (data center), sostituendo del tutto le spese CapEx con quelle operative (OpEx), basate su una tariffazione periodica in funzione dell’uso (pay-per-use).  

Rispetto al cloud pubblico, il tema è un po’ più complesso. Il beneficio di natura economica si ottiene previo monitoraggio e ripartizione corretta dei costi tra le componenti pubbliche e private. In termini pratici, hybrid cloud offre vantaggi tangibili qualora l’azienda sia in grado di monitorare i costi e di bilanciare correttamente (e dinamicamente) l’uso delle risorse pubbliche e private, distribuendo dati, applicazioni e workload su quelle più convenienti in funzione dei requisiti prestazionali e di compliance. A titolo d’esempio, molte aziende adottano il cloud pubblico per le implementazioni di disaster recovery (DRaaS, Disaster Recovery as-a-service) perché più convenienti rispetto alla necessità di realizzare – magari da zero – una seconda infrastruttura geograficamente distanziata dalla principale.


L’impatto dell’hybrid cloud sulla customer experience
 

Oltre a ridurre le voci di costo, hybrid cloud può avere un impatto significativo sull’esperienza dei clienti, andando così a potenziare la competitività d’impresa a 360 gradi. Si può affrontare questo tema considerando tre fattori tipici delle implementazioni ibride.


Scalabilità

L’hybrid cloud, grazie soprattutto alla componente pubblica, permette alle imprese di adattarsi dinamicamente alle esigenze prestazionali dei clienti, scalando le risorse per gestire picchi di traffico o cambiamenti improvvisi nella domanda. Il tutto, mantenendo sempre massimi livelli di sicurezza e controllo sul dato. I servizi che l’azienda mette a disposizione dei suoi interlocutori non solo restano accessibili, ma reattivi anche di fronte a picchi di richieste. L’impatto sull’esperienza del cliente è certamente positivo. A titolo d’esempio, l’adozione dell’Hybrid Kubernetes Model permette di distribuire il carico applicativo in modo flessibile, tenendo conto degli aspetti legati a traffico e latenza.


Innovazione rapida

Il modello ibrido offre alle aziende le stesse opportunità di modernizzazione applicativa e di accesso alle ultime frontiere tecnologiche (AI, IoT, GenAI…) del public cloud, aiutandole a costruire un rapporto migliore, personalizzato e data-driven con il proprio interlocutore. Oggi molte architetture digitali sono stratificate, con la componente privata che ospita applicazioni e dati sensibili e la componente pubblica che ospita applicazioni e servizi innovativi come API, Virtual Assistants e i backend delle App, che spesso usano i servizi managed offerti dagli Hyperscaler.


Resilienza e prestazioni

Il downtime è il nemico della customer experience, ma l’hybrid cloud è nativamente resiliente grazie alla capacità di distribuire i carichi di lavoro su più ambienti IT, cosa che aumenta l’affidabilità delle applicazioni. Per quanto concerne le prestazioni, si può considerare l’impiego, sempre all’interno di un modello infrastrutturale ibrido, di nodi privati all’Edge della rete. Avvicinare l’elaborazione del dato al punto di fruizione ha un impatto positivo sulla latenza e quindi sulla prestazione percepita dall’utente: in ambiti come l’healthcare o la manifattura, questo fattore è determinante. In questi casi, dove la superficie esposta è notevolmente aumentata, è importante adottare una governance centralizzata della sicurezza dei componenti in esecuzione nell’Edge.